giovedì 31 marzo 2011

Scuola della Pace

Vado a fare volontariato domani!!! :) Cioè.. non so se è proprio volontariato, ma insieme ad una mia amica andiamo alla Scuola della Pace.. Le scuole della pace, questo è il nome dei nostri centri, completamente gratuiti, si qualificano come un ambito familiare che sostiene il bambino o l'adolescente nell'inserimento scolastico; che aiuta la famiglia nel suo compito, proponendo un modello educativo aperto agli altri, solidale verso i più sfortunati, capace di superare barriere e discriminazioni. Le attività di una scuola della pace si svolgono generalmente più volte la settimana. Visite, gite, feste, escursioni e vacanze estive fanno parte integrante delle attività delle scuole della pace.” E ci sono bimbi delle elementari che hanno bisogno di essere aiutati a fare i compiti e a studiare, ma non hanno le possibilità economiche per avere “ripetizioni”, o semplicemente ci si mette a giocare, li si tiene impegnati fino alle 7, perché molti genitori lavorano fino a tardi e non si può lasciare dei bimbi così piccoli a casa da soli! Sono contenta perché, oltre al fatto che mi piacciono molto i bimbi delle elementari, posso dare una mano a chi ha bisogno.. e per me è importante. Anche perché voglio dimostrare a me stessa una cosa.. Cioè.. qualche giorno fa la prof di italiano ha detto una frase che mi ha fatto stare male.. ha detto che secondo lei le persone che dicono “non mi piace la mia vita, per questo mi dedico a quella degli altri e mi fa piacere aiutare chi ha bisogno e far star bene le persone” (una roba del genere) secondo lei sono dei falsi e non capiscono niente. Perché secondo lei chi è infelice renderà infelice anche chi gli sta intorno, per cui non potrà MAI fare del bene o aiutare. La cosa mi ha spiazzato perché.. be’, diciamo che io non sono poi così felice (emh..), però sono sempre andata avanti pensando (e sperando) di riuscire prima o poi a fare qualcosa di buono per gli altri.. per me è importante, molto. E spero di dimostrare che non è vero, che anche io posso essere utile e aiutare! Se veramente non riuscissi a fare ciò… onestamente non so come farei. Cioè.. non saprei come andare avanti.. E da qui non c’è niente di più naturale che fermarsi un momento a pensare che le piccole cose sono quelle più vere e restano dentro di te.. e ti fanno sentire il calore ed è quella la sola ragione per guardare in avanti e capire che in fondo dicono quel che sei. È bello sognare di vivere meglio, è giusto tentare di farlo sul serio. Per non consumare nemmeno un secondo e sentire che anche io sono parte del mondo. [“E da qui” Nek] p.s. scusate se è tutto attaccato, ma... non so perchè ma non mi fa sistemare!! -.-'' non capisco!! appena posso cambio.. ^^

venerdì 25 marzo 2011

Nuoto!


Ho preso (quasi) una decisione.
Voglio ricominciare a nuotare.

Mi manca un sacco!
In questi ultimi anni ne sentivo, diciamo, nostalgia, ma ho sempre visto troppi impedimenti, complicazioni, ostacoli. Ma ora… ho capito che questi ostacoli non sono poi così insormontabili, se davvero mi interessa ricominciare.

Ho sempre amato nuotare: ho iniziato a 2-3 anni (mio padre era assistente bagnante) e ho finito all’inizio delle medie. Ho dovuto smettere perché non c’era nessuno che mi poteva accompagnare e poi dovevo stare a casa a badare a mia sorella, visto che eravamo praticamente sempre sole.
Mi è dispiaciuto non fare più nuoto, ma ormai le giornate erano piene, anche volendo non riuscivo a farci stare anche quello.
Poi a partire dall’anno scorso la mia psicologa ha cominciato a propormi di “ritagliarmi” un po’ di tempo solo per me dedicandomi o al nuoto, oppure ad un corso di scrittura creativa. Quest’ultima proposta l’ho scartata subito: ok, mi piace scrivere, ma mi imbarazzerebbe un sacco una cosa del genere. Mentre per il nuoto… l’ho già detto, mi sembrava una cosa troppo difficile da realizzare.

Ma circa una settimana fa una mia amica mi ha detto che andava a fare nuoto libero con sua madre e… non so, mi è presa una voglia immensa di nuotare!
Lei mi ha fatto capire che quelli che vedo come ostacoli si possono risolvere più facilmente di quanto io creda.
Così ho trovato un’amica che farebbe nuoto con me, orari abbastanza buoni e persino il passaggio! E la situazione si è fatta un bel po’ meno complicata del previsto.
Ora mancano solo poche cose da sistemare, tra cui trovare un costume che mi faccia sentire almeno un po’ più a mio agio.. e ho visto che come lo vorrei io c’è, basta solo cercarlo!

Se sul serio mi decidessi a fare nuoto regolarmente, penso che ne ricaverei parecchi benefici.
Innanzitutto mi aiuterebbe a rilassarmi un po’, a scaricare un po’ la tensione di queste giornate così pesanti; poi mi aiuterebbe a stancarmi nel modo “giusto”, e magari riuscirei a dormire un po’ di più…
Senza contare che mi potrebbe aiutare a sentirmi un po’ meno in colpa…

La mia paura più che altro è di non riuscire a reggerlo fisicamente: sono terribilmente stanca, quindi mi è difficile sopportare sforzi prolungati. Ma ciò, appunto, potrebbe facilitare il miglioramento del sonno, perciò la cosa si risolverebbe. [autoconvinzione]


Be’, vi farò sapere se comincerò o meno.
Ora vi lascio, che coccolo un po’ quella peste di Zenzero!
Un abbraccio




p.s. ho preso 10- nella versione di latino!! :)

giovedì 17 marzo 2011

Salto - Tema

Ciao.. scusate la mia prolungata assenza, ma ho finito le ore di internet e fino a sabato non ho quelle nuove.. devo organizzarmi meglio.. comunque oggi sono riuscita a fare un salto..
Non potrò stare a lungo, perciò non riesco a fare un giro dai vostri blog, mi dispiace..
Ci tenevo a farvi sapere il motivo della mia assenza..

Comunque.. in attesa di poter nuovamente tornare, vi lascio questo mio tema..
Non è granché, ma tenendo conto che ci ho messo solo 3 ore (io ci metto una vita a scrivere i temi!! ^^) e nemmeno l’ho riletto, direi che sono abbastanza soddisfatta..



Questa è la traccia che ci ha dato lei e che noi avremmo dovuto continuare. È tratta da “Il filo dell’orizzonte” di A. Tabucchi..


Ha stampato l’intera fotografia, lasciando accesso l’ingranditore per qualche secondo in più del necessario perché la foto era troppo esposta. […]
È la veranda di una modesta casa di sobborgo, gli scalini sono di pietra, avvolto all’architrave cresce un rampicante stento che ha aperto campanule chiare; dev’essere estate: la luce si indovina abbagliante e i fotografati vestono abiti leggeri. Il volto dell’uomo ha un’espressione sorpresa, e insieme indolente. Indossa una camicia bianca con le maniche arrotolate, siede dietro a un tavolino di marmo a cui è appoggiato un giornale piegato a metà. […]
La madre sta sbucando sulla soglia, è appena entrata nella fotografia e non se n’è neppure accorta. Ha un piccolo grembiule a fiori, il volto magro. È ancora giovane, ma la sua gioventù sembra trascorsa.
I due bambini sono seduti su uno scalino, ma discosti, estranei l’uno all’altro. […]
Il ragazzo porta i sandali e i pantaloni corti. Ha i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il mento appoggiato alle mani. […
] Guarda davanti a sé, ma i suoi occhi sono persi oltre l’obiettivo, come se stesse seguendo in aria un’apparizione, un evento ignoto agli altri fotografati. […]
C’è qualcosa di inquietante in quella placida istantanea di estranei: qualcosa che pare sottrarsi alla sua decifrazione: un segnale nascosto, un elemento apparentemente insignificante e che pure indovina fondamentale.
Poi si avvicina attratta da un particolare. Attraverso il vetro della caraffa, ondulate per effetto dell’acqua, le lettere del giornale piegato a metà che l’uomo tiene davanti dicono Sur. Sente di emozionarsi e si dice: l’Argentina, siamo in Argentina, perché mi emoziono? Cosa c’entra l’Argentina?
Ma ora sa cosa stanno fissando gli occhi del ragazzo. Alle spalle del fotografo, immersa nel verde, c’è una villa padronale rosa e bianca.
Il ragazzo fissa una finestra con le persiane chiuse, perché quella persiana si è aperta, e…



… da lì un uomo li scruta con sguardo torvo.
Il ragazzo non capisce perché, dopotutto quel signore è appena arrivato e loro non hanno fatto nulla per meritarsi il suo astio.


Quante volte aveva preso in mano quella foto?
Quante volte aveva pensato a quegli estranei, che poi così estranei non erano?
Quella foto era tutto ciò che le rimaneva della sua famiglia, quella vera.
Ed eccola lì, quella tonda sporgenza nel ventre di sua madre. Quella era lei, qualche mese prima che quel pazzo sconvolgesse la loro vita.
Tomaso aveva visto giusto, il nuovo vicino aveva qualcosa che non andava; ma si sa, i bambini in questi casi non vengono mai ascoltati.
Tomaso… quel nome le sembrava così familiare, eppure era troppo piccola per averlo mai pronunciato.
L’aveva sentito per la prima volta quel giorno in cui i suoi genitori, o quelli che reputava tali, le avevano detto, con sguardi che non riusciva a decifrare, che dovevano parlarle di una cosa importante.
Si erano seduti sul divano e sua madre, non senza qualche esitazione, le aveva poggiato sulle gambe una piccola scatola di latta.
Ricorda che per un attimo aveva avuto paura di aprirla e di scoprire cosa contenesse: non doveva essere nulla di buono, a giudicare dal timore mal celato che leggeva negli occhi della madre.
Nessuno parlava.
Non riusciva a sopportare quel pesante silenzio che si era creato e, con la testa bassa e le dita che seguivano i contorni di quella scatola fredda, si trovò a desiderare che tutto finisse il prima possibile, così da poter ritornare alle solite cose di sempre.
Ma la frase che venne dopo le fece capire che, terminata quella chiacchierata, nulla sarebbe più stato come prima: qualcosa (chissà cosa) sarebbe cambiato.
“Raquel, io e tua madre abbiamo pensato che sei abbastanza grande per essere messa al corrente di certe cose…”
Ecco, lo sapeva.
Quando gli adulti, in particolare i genitori, ti considerano “abbastanza grande”, significa che quello che seguirà non sarà per niente piacevole.
“Apri la scatola”.
Con mani tremanti Raquel fece quello che le era stato detto e ispezionò il contenuto: qualche vecchio ritaglio di giornale, una collana identica a quella che portava al collo e una foto, quella foto.
“È la tua famiglia. Noi non siamo i tuoi genitori, Raquel. Sei stata adottata.”
Incredula Raquel scrutò prima la foto e poi i ritagli di giornale.
“Pazzo omicida”, “Incendio doloso a…”, “Unica sopravvissuta”…
Questo recitavano a caratteri cubitali i titoli degli articoli.
“Io… sono l’unica sopravvissuta?” sussurrò con gli occhi pieni di lacrime.
“Sì, tu eri con me quel giorno” rispose Consuelo, la donna che lei da sempre aveva considerato sua madre.
Le raccontarono di come il nuovo vicino di casa fosse invadente, di come prestasse attenzione ad ogni loro movimento, di come infastidisse sua madre.
Tomaso era sospettoso e aveva l’impressione che quell’uomo passasse gran parte del suo tempo a spiarli, ma i genitori pensavano fosse soltanto un modo escogitato dal ragazzo per attirare la loro attenzione che, in quel periodo, era concentrata sulla nuova arrivata, Raquel.
Per quanto riguarda Micaela, la sorellina, non gli credeva: pensava che il fratello si stesse solo prendendo gioco di lei e che si divertisse a farla impaurire.
Ma non era solo una fantasia di Tomaso, quell’uomo era veramente pericoloso.
Raquel in quell’istante rivive tutto come se fosse stata presente, come se ciò che sa non gli fosse solo stato raccontato.
La foto che stringe tra le mani la porta nuovamente a quel giorno, l’ultimo.

Domenica sera.
Sua mamma in veranda che la culla cercando di farle prendere sonno.
Quell’uomo che, avanzando furtivo, le coglie entrambe di sorpresa.
Lei che piange.
La madre che, infastidita dalle avances del vicino, gli risponde in modo scortese prima di rientrare in casa.
Lui, con quei suoi occhi folli pieni di rabbia, che se ne torna indietro borbottando cose incomprensibili.

Lunedì mattina.
Il padre è malato e lei deve essere portata dal pediatra; ma i bambini devono prepararsi per la scuola e la madre non può lasciarli soli.
Chiama così la sua amica Consuelo e le chiede se può accompagnare la bimba a fare la vaccinazione.
Consuelo accetta e nel giro di qualche minuto è già sotto casa.
E così lei se ne va, lasciando il padre a letto, i fratelli in bagno e la madre a sistemare la cameretta…
Lasciando il vicino di casa con in mano un fiammifero e ai piedi una tanica di benzina vuota.


Scusate la lunghezza di questo post.. ora vi saluto e anche Zenzero.. ^^
(ma quando smette di piovere???)

lunedì 7 marzo 2011

Riposo

Ciao..
Quattro giorni a casa, sono contenta di potermi un po’ riposare! Per modo di dire, ovviamente. La notte continuo a svegliarmi un sacco di volte e faccio incubi..
A livello fisico sono stanchissima, ma stare con Zenzero mi rilassa.
Mi piace vederlo correre, saltare e mettere a posto le cose.. sì, perché se c’è qualcosa che non gli va bene lo sposta con le zampette o lo lancia dopo averlo preso in bocca.. ^^
Addirittura stira le pieghe con le zampette! ^^
Ordinato il tipino!!

Ieri eravamo a casa da soli perché papà e L. erano fuori alla festa di carnevale (io non avevo voglia di uscire).. stavo studiando storia (più o meno) e mi sono portata Zenzero sul letto.. ha girato un po’ e poi è andato sotto le coperte a esplorare un po’ tutto.. ad un certo punto si è sdraiato di fianco a me e io (con sommo piacere) ho messo da parte il libro di storia e l’ho coccolato un po’..
Si fida di noi, a parte di mia sorella, e la cosa mi rende contenta. :)

Oggi, per esempio si era sdraiato per terra e papà gli è passato accanto con la scopa, ma lui non si è nemmeno mosso! È strano, perché sdraiato si sente più vulnerabile, ma è rimasto giù, senza degnare la scopa del minimo sguardo!!

Il mio bel Zenzerello! Quanto ha migliorato le cose, non avrei mai pensato.. :)

Per il resto non ho nessun’altra novità.. a parte che il bel sole di ieri è già sparito.. uff



per ora vi saluto..