martedì 26 aprile 2011

oggi + Oceano Mare

Oggi bella giornata.. :)
Ho fatto tutto con comodo (forse troppo), son stata con Zenzerello, ho sistemato un po’ (così papà non si lamenta!) e sì, purtroppo ho dovuto fare anche qualche compito! -.-‘’ domani ricomincia la scuola.
Ma il pomeriggio l’ho passato insieme a S. e P., entrambe stupende! :)
È stato proprio bello e anche rilassante!
E, per la prima volta dopo mesi e mesi, mi sono anche truccata!

Meno male che ci sono stati questi giorni di vacanza!

Be’.. vi posto quel poco che sono riuscita a fare di compito.. ^^
La prof di italiano ci ha chiesto di riassumere dal punto di vista di uno dei personaggi uno dei libri che lei ci aveva consigliato. Io ho letto Oceano Mare e ho scelto di raccontare mettendomi nei panni di Elisewin (16 anni).
Spero lo legga in particolare Aisling, perché so che lei ha letto il libro e quindi mi può dire se secondo lei ho raccontato tutto.. ^^
È solo un pezzo perché… non l’ho ancora finito!! o.O
Spero si capisca..



Le mie colline, le mie dolci colline, dove sono finite?
Ho passato quattro interi giorni a fissarle dalla carrozza, ad osservarle farsi sempre più piccole.
Non ho smesso un secondo, eppure… devo essermi persa qualcosa.
Non ci sono più.
Ora, ovunque io rivolga il mio sguardo, si succedono solo verdi distese, intervallate da campi colorati di fiori sconosciuti. Sono certa di non averli mai visti nei parchi del mio palazzo.
Questi sono sicuramente più forti; lo devono essere per riuscire a vivere in questo paesaggio di sole linee rette!
Tutto è perfettamente e spaventosamente dritto, non c’è traccia delle rassicuranti curve regolari delle mie colline.
È lì che sono nata… è lì che sono morta. Non posso pensare di rinascere lontano dalla loro familiarità, dalla loro protezione.
Chissà se le rivedrò, un giorno.
Ma potrebbe succedere di tutto nel mare. L’ho capito dall’abbraccio di mio padre e dal modo in cui mi ha detto addio. Un’unica piccola parola che può porre fine a qualsiasi cosa.
Ma, nonostante ciò, voglio provarci.
Voglio sconfiggere questa malattia che così silenziosamente si è impossessata di me e non mi dà tregua.
Sono anni che mi tormenta, sono anni che, inutilmente, vedo dottori su dottori che non ci capiscono niente e non vi trovano cura.
Ero solo una bambina quando tutto è iniziato: stavo giocando tranquilla quando, ad un certo punto, passò davanti alla mia finestra una tortorella, spaventata dalla nenia di un mendicante di passaggio.
Non so spiegare cosa sia successo: un attimo prima ero lì, nella mia stanza, e l’attimo dopo non c’ero più, ero sparita, inghiottita da un terrore bianco, non saprei come altro definirlo.
Credevano che crescendo tutto si sarebbe aggiustato, ma con gli anni non è cambiato nulla.
È un po’ come sentirsi morire, o meglio… sparire.
Sembra che gli occhi mi scivolino via dalla faccia e le mani diventano come le mani di un altro. È come se non fossi più nel mio corpo perché non riesco a comandare niente. Tutto fa quel che vuole, solo il cuore fa il suo dovere: batte all’impazzata e non mi lascia in pace.
Insomma, me ne sto per andare e l’unica cosa da fare è aggrapparsi a qualsiasi cosa e tenere duro, perché so che poi tutto passerà. Cerco di farmi piccola piccola e mi rifugio in un pensiero, uno qualsiasi.
Non sempre, però, è così semplice: molto spesso non ci sono pensieri a cui aggrapparsi, ci sono solo sensazioni, una febbre infernale e nella gola un sapore di morte.
È terribile.
Alle volte basta un colore, una forma, persino la faccia di un uomo e… puff, scompaio.
Gli altri lo sanno e ogni volta che sono con me parlano e si muovono piano, come se fossi qualcosa di immensamente fragile, come se avessero paura di dire e fare una cosa di troppo e quindi mi potessero rompere in una miriade di piccoli pezzi.
Mi vogliono proteggere da tutto, ma non capiscono che loro non possono fare niente.
Vivo (ma è giusto dire così?) sotto una campana di vetro, rivestita da tappeti bianchi, affinchè né suoni né colori mi possano far male. Vivo circondata da paesaggi fittizi, pensati e creati appositamente per me: la mia stanza è un mondo di seta, dove il tramonto brilla sulle tranquille acque di un lago che riposa in una terra clemente e lussureggiante, dove i pochi uomini raffigurati volano lontano e non possono ferire.
Ma loro sbagliano, io non vivo, non ho mai vissuto.
Eppure io la voglio, la vita, farò di tutto pur di raggiungerla. La avrò, anche a costo di impazzire.
L’ho già persa una volta, non me la lascerò sfuggire ancora.
Elisewin



Eccoci arrivati.
Finalmente a terra.
Mai avrei pensato fosse uno spettacolo tanto sconvolgente. Non trovo nemmeno le parole per descrivere tanto splendore, tanta infinita immensità.
Il mare. Che meraviglia.
Non riesco a crederci, sono arrivata, sono proprio qua, non sono sparita, non questa volta. Ed il merito è solo di mio padre, che mi ha fatto raggiungere il mare nel modo più dolce in assoluto: trasportata dalla lenta corrente di un fiume.
Sono giunta fino a qui su Adel, un due alberi che conosce piuttosto bene l’Oceano.
È stato un viaggio molto tranquillo e, mentre il vascello scivolava verso la nostra meta, io mi sono potuta abituare ai progressivi mutamenti degli odori, dei colori e dei suoni.
Non sarei riuscita a sopportare tutto ciò in un’unica volta: tutte queste novità mi avrebbero travolta e trascinata via, nel nulla.
Ma siamo qua, io e Padre Pluche: il mare davanti ai nostri occhi attoniti, un lungo fiume alle spalle e, finalmente, la terra sotto i piedi.
Non sarei qui se non fosse stato per Padre Pluche. È stato lui a convincere mio padre, il barone di Carewall, a dare ascolto a quello strano dottore che afferma di potermi guarire non con Dio, bensì con il mare.
Quell’uomo ha detto (l’ho sentito mentre parlava con mio padre) che è possibile che io ne muoia, ma è anche molto improbabile.
Non so se sia una cosa positiva, ma comunque non mi interessa: a me non importa nulla di morire, è vivere che voglio.
E se sarà il mare a guarirmi, ben venga.
Ora devo andare, è già sera e ci aspetta ancora un breve viaggio in carrozza per raggiungere la locanda Almayer.

Chissà se, ad un certo punto, il mare finisce?

Elisewin

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