venerdì 11 dicembre 2009

Papà..

Avevo detto a Evaluna che presto in un post avrei parlato di mio padre..
Bene, lo farò ora, partendo da quel che è successo proprio questa mattina.
Ieri, con la febbre a 38 non riuscivo proprio a fare niente, così sono andata a letto, puntando la sveglia come al solito alle 6 (in modo da provarmi nuovamente la febbre) e alle 7 (per svegliare mia sorella). Be’, intontita com’ero, io (che solitamente ho il sonno leggerissimo) non ho sentito né l’una né l’altra sveglia.
Mia sorella invece, sentita quella delle 7, si è alzata. Dopo meno di mezz’ora, sentendola girare per la stanza, mi sono svegliata anche io e, alquanto confusa, le ho chiesto che ora fosse e lei mi ha risposto che erano le 7 passate. Allora ho pensato che papà, non avendomi svegliata, fosse d’accordo sul fatto che io rimanessi a casa. Così, quando L. è uscita, mi sono rimessa a dormire..
Alle 8 e 40 arriva una telefonata che mi sveglia: papà.
Una volta scoperto che ero a casa, si è arrabbiato e ha iniziato a dire che non era vero che avevo puntato le sveglie, che, a priori, avevo deciso io di non andare a scuola ecc.. Io sono rimasta stupita e non sapevo cosa dire oltre a ribadire che non era vero.. così, piena di rabbia, ho lasciato che continuasse a parlare, dandogli ragione e intanto piangendo..
Quindi, nonostante avesse visto lo stato in cui ero conciata ieri, pretendeva anche che io andassi a scuola?!? O, be’, c’era da aspettarselo: dopotutto non ha sempre fatto così?! Anche se la sera prima stavo male sono sempre dovuta andare a scuola, anche se magari avevo la febbre! Voglio sottolineare una cosa però: questo lo fa solo con me. Con L. no…
Mi diceva sempre: “stai a casa se vuoi.. ma sei da sola e se poi stai male? Nessuno lo sa e poi?”..
allora io, leggendo fra le righe, me ne andavo mogia mogia a scuola, dove poi non ricevevo altro che rimproveri da compagni e insegnanti, che affermavano che sarebbe stato meglio se fossi rimasta a casa a riposare. Quante volte avrei voluto esclamare “perché queste cose, invece di dirle a me che non posso fare niente, non le dite a papà?!? Perché non lo fate capire a lui?!”.. ma lasciavo perdere, accettavo la volontà di mio padre e rimanevo a scuola. Accettarlo però mi è sempre più difficile, soprattutto vedendo che L. la lascia a casa senza problemi, e lei è più piccola di me!! Mi sembra veramente ingiusto!
Ma fa niente, mandiamo giù anche questo boccone amaro e continuiamo ad andare avanti..

Ora che mi sono sfogata posso iniziare veramente a parlare di papà.
Come ben avrete capito è autoritario, abituato a farsi obbedire, rigido, severo e un po’ all’antica. Una nota positiva nei suoi confronti è che è migliorato parecchio rispetto a prima..
Mi ricordo che quando ero piccola avevo molta paura di lui, del suo giudizio. Ogni cosa che facevo era sbagliata (a quanto pare anche adesso) e c’era sempre un motivo per alzare le mani su di me.. quando si arrabbiava c’era veramente da avere paura. Senza contare che ha parecchia forza e, preso dall’ira, è normale che non riuscisse (o non volesse) dosare la forza. Così una sua sberla mi lasciava sempre l’orma rossa delle 5 dita, un suo calcio un livido.. la mamma spesso mi difendeva, si metteva in mezzo e lui si placava.. andavano molto d’accordo, spesso però litigavano per questo motivo. Lui diceva di non immischiarsi, che combinavo sempre guai e quindi me lo meritavo, e lei, invece, ribatteva che esagerava sempre. Quando però lei tornava da me, mi diceva di smettere di piangere, che sapevo come era fatto, che dovevo cercare di non farlo arrabbiare. Ma la mia colpa qual era? Il non riuscire a rispettare la punteggiatura mentre leggevo all’età di 6 anni? Il non riuscire a leggere l’orologio? Il non riuscire a fare quello che pretendeva da me? Ecco le mie colpe.. le imperdonabili colpe di una bambina.
Mi ricordo che una mattina, prima di portarmi a scuola, papà stava cercando di farmi imparare a leggere l’orologio, ma io non capivo e, sapendo di starlo facendo arrabbiare, già iniziavo a piangere disperatamente. E infatti si arrabbiò, mi tirò una sberla tanto forte, da farmi cadere un dente che da poco mi dondolava. Ormai a terra, e con gli occhi inondati di lacrime, cercavo tastoni il mio dentino e ad ogni singhiozzo inghiottivo un po’ di sangue.. ma lui continuava a sgridarmi. Fino a quando non mi fece sciacquare la bocca e disse che era ora di andare. Uscii di casa che ancora sulla guancia avevo il segno delle sue dita. E ogni volta mi diceva: “se continui a piangere te ne do una talmente forte che ti faccio girare 5 volte su te stessa”..
Ricordo che avevo paura perfino ad andare in bagno la notte. Una volta rimasi sveglia fino alle 6 del mattino perché mi scappava terribilmente, ma non volevo andare in bagno per paura di farlo arrabbiare. Un’altra volta, armata di coraggio, provai ad uscire dalla camera per andare in bagno, ma.. non mi ricordo bene cosa successe.. mi ricordo solo che feci rumore e, terrorizzata, cercai ogni possibile via di fuga, e la trovai: mi nascosi dietro la porta della camera dei miei. Inutile dirvi che mi trovarono, ma almeno ci avevo provato.
Papà comunque tornava spesso tardi da lavoro (per mia grande fortuna), anzi, ci fu un periodo in cui mi sembra lo vedessimo solo a cena, o forse nemmeno, perché io ero già a letto..
Un’altra occasione di vero e proprio terrore erano le vacanze: la mamma e lui si dividevano il primo periodo (poi venivo mandata a casa della zia di papà per un mese o due), in modo che uno badasse a me e l’altro potesse continuare a lavorare. Quando finiva “il periodo della mamma”, iniziavo a disperarmi. Mi sembrava impossibile uscire viva dopo un intero giorno con papà. Mi spaventava tutto di quei giorni: i compiti (dovevo farli perfettamente), le cose che mi chiedeva di fare (sbagliavo sempre qualcosa), i giri in bicicletta (mi lasciava sempre indietro e io piangevo sempre perché avevo paura di perdermi).. aspettavo con impazienza il ritorno della mamma, che avrebbe messo fine a quella giornata di torture. Pensate che allora devo aver avuto 4 anni..
Con il passare degli anni le cose andarono meglio, soprattutto perché papà lo vedevo sempre poco. Papà per me era un perfetto sconosciuto, da temere.
Quando iniziò la malattia di mia madre, inevitabilmente, papà si dovette avvicinare un po’, specialmente quando lei era in ospedale. Ma, in base a quel poco che mi ricordo, continuai comunque a non avvicinarmi (metaforicamente) a lui.
Così, quando successe quel che successe, mi trovai a dover vivere e convivere con una persona a me perfettamente sconosciuta. Per lui è stato lo stesso.
Lui ancora oggi non mi conosce, ma non è colpa sua, sono io che, da una parte, non voglio farmi conoscere da lui, dall’altra, raramente do agli altri qualche indizio per far capire quello che sono veramente e quello che penso.
Ora comunque riesce a controllarsi di più, si lascia prendere meno dall’ira e alza le mani solo in rari casi. Ha fatto progressi e di questo gliene sono grata, ma questo non può cancellare tutto quello che ha fatto prima.

Inutile dirti, Evaluna, che papà non è per niente uno che manifesta apertamente le proprie emozioni, soprattutto se positive.. comunque ieri mi ha detto solo “gli sforzi prima o poi vengono ricompensati”

ciaociao

4 commenti:

  1. ciao sara sono giulia (scusa per l anonimo ma non sò come si fà...)
    il tuo blog è veramente molto bello!
    posso solo dirti, dato che siamo molto simili, di non sottovalutarti...sarebbe uno spreco! comunque spero che torni in chat il prima possibile perchè ho bisogno di parlarti di un pò di cose!

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  2. CiaU,
    io e Alice abbiamo letto il tuo post.
    Dunque....vorrei dirti tante cose,non so se ci riuscirò...prOvo.
    Il comportamento che definisci "autoritaio" di tuo padre...ti ha fatto crescere insicura...e purtroppo so cosa significa esserlo, quindi ogni comportamento, ogni gesto che tu fai sotto il suo sguardo, lo fai già con un ansia di insuccesso, o sapendo che non ne ricaverai soddisfazioni, vero??
    Io lui non lo conoco, quindi non posso sapere il perchè è così, forse anche lui nella sua infanzia ha ricevuto un'educazione austera...
    Hai mai provato ad abbracciarlo?
    Hai mai provato a chiedergli di passare del tempo con te, SOLO con te? Per conoscervi meglio, per scambiarvi l'affetto di cui avete bisogno credo entrambi....
    L'anaffettività fà grossi danni...qualsiasi sia il motivo :(.
    iO e alice ti abbracciamo forte...prendi il coraggio e cerca con la dolcezza che hai di spiegarti.

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  3. *_____________*
    ma che bello è questo blog! ti giuro, è la prima volta che ci passo ma me ne sono innamorata e mi aggiungo subito ai tuoi sostenitori..inoltre scrivi davvero bene e questo tuo intervento mi ha commosso davvero tanto..
    Kiss

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  4. Non e' tanto facile commentare questo post, sai?
    Hai descritto talmente bene la situazione che mi e' sembrato di percepire sulla pelle la paura che provi nei suoi confronti e il dolore per gli schiaffi e i calci che ti sei presa da lui.
    Non mi viene niente di piu' intelligente da dire che dietro a un uomo dagli atteggiamenti violenti si celano in genere violenze subìte a sua volta da bambino, perche' se fosse cresciuto tra abbracci e coccole, allo stesso modo li avrebbe riversati su di te.
    E' una buona cosa che si sia ammorbidito, ma e' ugualmente terribile che alzi ancora le mani, se pur raramente.
    Credo che riuscire a parlargli sia davvero dura, non per mancanza di coraggio da parte tua, ma perche' pare un tipo che non sa ascoltare.
    Pero' vai a scuola, no?
    Possibile che non esista uno straccio di insegnante particolarmente sensibile a cui raccontare i maltrattamenti, quando capitano, e le incomprensioni, che invece mi sembrano piu' frequenti?
    In modo che sia poi un adulto a parlargli, a raccontargli il tuo disagio, la tua sofferenza nei confronti dei suoi comportamenti, e a spingerlo a controllarsi piu' di quanto gia' si sforzi di fare, ma soprattutto a trattarti con piu' fiducia, meno rigore, e alla pari con tua sorella.
    Io da piccola ero legatissima a mio papa'.
    Crescendo, le vicissitudini che hanno colpito la nostra famiglia, invece di avvicinarci ci hanno allontanato.
    Il destino ha voluto che ci riunissimo poco tempo prima che mi fosse strappato via per sempre, e nonostante il rimpianto per tutte le parole che non ho fatto in tempo a dirgli, almeno ho la consolazione di averlo riscoperto dopo tanti anni trascorsi stando lontano, come due perfetti estranei.
    So che le mie braccia non sono quelle di tuo papa', ma ti stringo forte io per dirti quanto sei brava e da ammirare!!!
    Dony

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