mercoledì 22 giugno 2011

Rieccomi

Giornate piuttosto faticose..
È da venerdì che non stacco un attimo!

Arrivo a casa dal grest che sono stravolta perché i bambini fanno impazzire, soprattutto questa settimana, e nemmeno riesco ad avere un po’ di tempo per riprendere le energie o semplicemente per riposarmi un attimo.
Papà trova sempre qualcosa da farmi fare (immediatamente!) e, immancabilmente, sbaglio qualcosa o addirittura tutto.
Non va mai bene nulla di quel che faccio.
Ci metto il doppio del tempo per fare le cose così da evitare di fare errori, eppure non faccio mai nel modo giusto. E anche quando papà non può contestare niente, si lamenta per il fatto che ci ho impiegato troppo tempo!!

Non so come faccia lui, ma io non riesco a fare le cose perfette e veloci. O uno o l’altro.

E pretende, pretende….
E alla fine sono sempre quella che non fa mai niente.

Le giornate quindi sono anche piuttosto pesanti per il clima che si crea in casa…


Cambiando argomento…
Oggi è stata una pessima giornata.
I bimbi da lunedì sono diventati più irrequieti..
Oggi per calmare un bambino che picchiava chiunque osasse salire sullo scivolo (che lui diceva essere solo suo), ho rischiato di farmi piuttosto male anche io.. questo P. è un tipino piuttosto pericoloso quando si arrabbia.. ha una forza incredibile e non si fa problemi a usarla tutta per sfogarsi..
Visto che in quella questione sono intervenuta io, è con me che se l’è presa.
Ho inizialmente cercato di farlo ragionare, pur sapendo che non avrei risolto molto, anzi.
Anche se mi attaccava continuamente e mi graffiava le braccia con le unghie, ho cercato il più possibile di tenergli ferme le mani, in modo che potesse concentrarsi non su di me, ma su ciò che stavo dicendo. Ce l’avevo quasi fatta, ma ad un certo punto è scoppiato del tutto, forse allarmato dal fatto che gli tenevo i polsi per evitare che mi facesse male o mi buttasse giù dallo scivolo. A quel punto è intervenuto un altro animatore e, visto che P. non dava segno di volersi calmare finché io fossi stata presente, ho lasciato la scena.
Sono riusciti a calmarlo, ma non mi poteva nemmeno vedere che di nuovo si infuriava e veniva contro di me con l’intenzione di picchiarmi.. ho provato a non fare niente (specialmente quando mi è arrivato addosso e mi ha buttata a terra), a parlargli per capire come mai ce l’aveva così tanto con me. Ma hanno sempre dovuto separarlo da me.

Mi ero quasi rassegnata quando, nell’ultimo disperato tentativo, mi sono avvicinato a lui durante il pranzo per mettergli sulla pasta il formaggio (che so lui vuole in abbondanza)… all’inizio appena mi ha vista mi ha ringhiato, ma poi si è girato e mi ha chiesto di fare la pace!!
Sistemato per fortuna!
Poi c’è stata la questione di una bimba che picchiava gli altri bambini e che faceva la prepotente…
Che fatica!!



per il resto sono veramente tanto tanto stanca!!



Sono uscita con la media di 8.85!! =)


giovedì 16 giugno 2011

Quanto è semplice dire alle persone a cui teniamo “Devi cercare di uscirne, di stare meglio. Non puoi andare avanti così. Devi fare qualcosa.”…
Quanti discorsi si vorrebbero fare a quella persona e poi…

Quando tocca a noi tutti quei consigli “spariscono”, si fa il vuoto più assoluto.

Quella persona sì che si merita di stare meglio, noi… noi no, e comunque non siamo a quel punto, lei\lui ha bisogno di aiuto, mica noi! Noi non siamo abbastanza.

“abbastanza” cosa, non si sa. Però non lo siamo, perciò non abbiamo il diritto di attirare l’attenzione.

Che discorsi…



È difficile cambiare le cose.. è difficile prendere decisioni.. è difficile, punto.





si potrebbe fare di più, per noi stesse e per gli altri...

lunedì 13 giugno 2011

Lo so... sono sparita, come il mio solito..


Ma presto torno a scrivere qualcosa, lo prometto...


perdonatemi anche il fatto che non passo tra i vostri blog, ma... non so cosa mi sta capitando...


(FINALMENTE é FINITA la SCUOLA!!!!!!)

mercoledì 25 maggio 2011




Luci, colori, movimento…
Non potreste mai immaginare cosa c’è dietro questa foto..


Ci sono maschere, trucchi e vestiti…

Ci sono disegni, canzoni e balli…

Ci sono delle parti, una storia e delle battute…

Ci sono visini di ogni tipo e di ogni colore…

Ci sono voci strascicate, squillanti e incerte…

Ci sono occhi spalancati che a loro modo cercano di esprimere diverse emozioni…

Ci sono problemi, difficoltà ed una sola ed unica diagnosi…

Autismo.




Anche io per qualche attimo non sono in grado di distinguere le emozioni che in quell’ora mi hanno pervasa..

Pur non conoscendo personalmente questi bambini sono stata fiera di ciò che sono riusciti a fare..
Veramente tanto bravi.

E che bello alla fine vederli saltellare e ballare, o comunque partecipare a quel momento…

Ovviamente non sono mancati i soliti incidenti di percorso (leoncini che erano troppo eccitati per fingersi addormentati, scoiattolini che non ricordavano le battute, pantere che non volevano smettere di ballare e qualche spiritello che continuava a vagare anche se i compagni erano usciti di scena…), ma senza questi non sarebbe stato così bello…


Cerco di postare anche un video (così Dony provo a mettere in pratica ciò che mi hai insegnato! ^^) sull'autismo che un po’ di tempo fa girava su facebook..
È veramente molto bello ed emozionante.. vale veramente la pena vederlo..


http://youtu.be/HXu1da8LIhY


Vi saluto



p.s. Il gattino è arrivato!! Posterò presto delle foto, ma volevo dedicargli un post intero e prima avevo queste importanti cose da scrivere.. :)

lunedì 23 maggio 2011

Scusate per la scorsa volta..
Non mi sono nemmeno degnata di spiegare.. cioè, non è che ci sia poi così tanto da spiegare..
È stato un periodo un po’ così, con qualche difficoltà che mi ha messo alla prova... e vedendo (e credendo) di non essere in grado di fare nulla di giusto, l’altro giorno sono scoppiata.

Avrei voglia di andarmene lontano dal giudizio della gente che mi circonda, dal giudizio di me stessa..

Devo sempre sbagliare tutto, non capisco perché..

Non c’è una cosa in cui potrei dire di essere brava e al contempo utile..

Ci sono un sacco di persone come me, anzi, sicuramente ce ne sono di migliori, e mi chiedo allora per cosa sono qui.

Ci sono certi giorni in cui vorrei essere lasciata in pace e mostrare come sto, anche solo per far capire che non è giornata e tenere gli altri a distanza.. invece c’è sempre gente che chiede, pretende un determinato comportamento; c’è sempre quella volontà di nascondere quel che provo, e quel non voler far del male (agli altri)..



Oggi ho incontrato la madre di un paio di bimbe del grest..
mi ha chiesto se sono pronta a ricominciare (onestamente non so) e mentre mi parlava mi ha squadrata da capo a piedi, non mi guardava in faccia… non capivo perché e la cosa mi metteva in soggezione.. poi ad un certo punto fa “Ma sei dimagrita un po’?”, io ero imbarazzatissima e lei ha aggiunto (salvandomi) “Si vede che ti sei data tanto da fare quest’anno a scuola!”
Che soddisfazione malata…
Come posso dire di volerne uscire se alla fine provo ancora piacere nel sentire queste cose?

venerdì 20 maggio 2011

Sono una STUPIDA!

mercoledì 18 maggio 2011

gattiniii!







Guardate chi arriva forse venerdì?!?

Non sono stupendi?!!!

Naturalmente non arriveranno tutti e due: papà è già tanto se ne accetta uno (lo spero!)!!

Sono due cuccioli della gatta di una mia compagna di classe e assomigliano troppo al gatto che avevamo prima e con cui sono cresciuta!

Speriamo solo che papà ce lo faccia tenere!! Così Zenzerello avrà un fratellino!





qui erano ancora piiiccoli piiccoli e la mamma non faceva avvicinare nessuno..








p.s. non sono capace di mettere i video (-.-'') ma se avete tempo cliccate su questo link e guardate questo video!! è troppo tenero!!






mercoledì 11 maggio 2011

Buio..

mi sembra di scivolare sempre più in basso.
ho paura che se andrà avanti così... non resisterò.

mi dispiace non riuscire mai a commentare i vostri post. ma li leggo sempre, tutti quanti.
mi dispiace scrivere solo questi stupidi post.. è che sembra tutto così dannatamente difficile! e sono giù..
scusate

venerdì 6 maggio 2011

A volte vorrei...

Farmi vincere..

Lasciarmi andare...

tanto...



è dura.

mercoledì 4 maggio 2011

Mi dispiace pesare così tanto agli altri..
Soprattutto a papà..
Vorrei che il mio stare male potesse rimanere sempre celato alla vista degli altri. Mi sforzo, faccio di tutto, ma alla fine i risultati sono sempre gli stessi.
In qualche modo esce da solo..
Però le parole per definirlo no.
Papà afferma che io sto bene, a parer suo. Ma ciò che gli dicono la psicologa e lo psichiatra è completamente diverso da ciò che vede.

Lo psichiatra dice che non permetto agli altri di aiutarmi, che mi ostino a lasciarli tutti fuori, che, in fondo, non voglio essere aiutata..
Forse ha ragione..

Dice che lui non mi può obbligare ad alzare la dose del farmaco, che sono io che devo scegliere.
A meno che io non venga ricoverata.
Soluzione che potrà essere proposta, dice lui. Papà storce il naso.. quella struttura non gli piace, non so perché.

Vediamo come andrà avanti..

giovedì 28 aprile 2011

Oceano mare 2^ parte

Scuola iniziata.. tortura ricominciata..
Ma per ora tengo duro. Mancano solo 35 giorni di scuola. Solo 35 giorni, poi stop! :)
Vacanze!!
Basta scuola, non ce la faccio più!
Immagino di non essere l’unica, però.

Domani vado in piscina e poi alla scuola della pace.. son passate già due settimane dall’ultima volta! Chissà quanto avranno da raccontare su queste vacanze di Pasqua! Io continuo a sperare che S. si ricordi il mio nome.. forse è un’impresa! Ma abbiamo già fatto progressi con lo “studio” (le ho insegnato l’alfabeto fino alla lettera F!), immagino quindi che non ci vorrà nemmeno tanto per farle ricordare il mio nome. :)

Posto la seconda parte e ultima del racconto di “oceano mare”..
Scusate la lunghezza.. ^^





Dira, la bambina proprietaria di questa locanda, è stata veramente gentile con me, la notte passata.
Ancora una volta è venuta a farmi visita la Bestia e sembrava piuttosto determinata a riprendermi con lei. Non so perché, ma mi considera di sua proprietà e mi vuole.
Ero pervasa dal freddo, il cuore continuava a battere all’impazzata e le mani mi tremavano; ma la cosa peggiore era la solita sensazione di sparire.
Ho cercato di lottare, di oppormi, ma era terribilmente difficile.
Avevo bisogno di Padre Pluche: da sola non ce la facevo e, magari, sentendo anche soltanto la sua voce, sarei riuscita a riprendere terreno.
Dovevo alzarmi e raggiungere la porta, ma ciò significava aprire gli occhi, mentre io stavo solo cercando di riuscire a non guardare il buio, perché solo così sarebbe rimasto fuori.
Non ce la facevo.
Quelli che prima erano solo pochi metri, divennero in un attimo milioni di chilometri.
Non ce la potevo fare.
Non avevo alcuna possibilità di vincere quella guerra.
L’unica cosa da fare, quindi, era arrendermi, aprire gli occhi e prepararmi alla fine.
Non mi aspettavo di vedere la camera illuminata da un caldo chiarore. Non mi aspettavo di essere ancora lì.
Dira era seduta accanto al mio letto con una candela in mano e un grosso librone sulle gambe.
Ho fissato per un po’ quella bambina così intenta nella sua lettura, così serena, con i piedi che nemmeno toccavano terra e oscillavano avanti e indietro, in una danza infinita.
Mi sentii tutto d’un tratto stanchissima e, chiudendo gli occhi, mi addormentai.
La candela era ancora accesa quando mi sono svegliata. Ha vegliato su di me. Non ero sola.
Elisewin






Ho conosciuto un po’ di gente, qui alla locanda.
C’è un pittore, uno scrittore e una donna.
Sono qui tutti per cercare di riuscire in qualcosa: chi a dipingere, chi a scrivere e chi a dimenticare.
Plasson, il pittore, l’avevo già visto. Era l’uomo che ho scorto nel mare appena dopo essere scesa dall’Adel. Sì, proprio così, nel mare.
L’acqua gli arrivava all’altezza del cuore, ma lui rimaneva lì immobile, ad aspettare chissà chi o chissà cosa, forse un’ispirazione, o forse una risposta, chi lo sa.
Davanti a lui anche il suo cavalletto era immerso nell’acqua, che nel giro di qualche minuto si sarebbe presa anche quella tela completamente bianca. Ora, però, so che non era bianca, no. In quel quadro c’era il mare, solo che non si può vedere perché si asciuga subito e non lascia tracce.
Bella idea, però, quella di ritrarre il mare utilizzando acqua di mare. A me non sarebbe mai venuta in mente.
Per quanto riguarda lo scrittore… passa il tempo a scrivere, osservare e ancora a scrivere.
Non capisco come faccia. Dovrà avere sicuramente tanta pazienza.
Dice che sta scrivendo un’enciclopedia, sui limiti. Studia e registra la fine di ogni cosa sia creata dalla natura. Per questo osserva molto.
Le sue storie sono interessanti e, anche se Plasson non gli crede, io invece penso siano tutte cose vere.
Ma ho notato che scrive anche altro. Nella sua valigetta ci sono un sacco di lettere. Ogni notte ne scrive una e la indirizza ad una donna. Eppure rimangono tutte lì, in quella scatola di mogano.
Forse le tiene per darle poi alla sua amata una volta che si riuniranno. Penso sia un modo per sconfiggere il tempo, perché, quando lei leggerà tutte quelle lettere, sarà come se fosse stata presente in tutti quei momenti, come se non si fosse mai dovuta separare dal suo amore.
È una cosa così romantica!
E poi c’è Ann Deverià, quella donna così bella, così affascinante.
Molto spesso passa il suo tempo a camminare avanti e indietro lungo la spiaggia. Con i piedi nudi e i capelli al vento.
Una volta mi è capitato di accompagnarla in una di queste sue passeggiate. Mi ha raccontato che ha sposato suo marito solo perché aveva gli occhi buoni, ma che ha incontrato un uomo che ama follemente per ogni suo dettaglio, non solo per il suo sguardo.
Deve essere difficile la sua situazione. Io non saprei cosa scegliere.
Lei dice che in questi anni ha capito che la cosa più giusta da fare è seguire i desideri, perché è questo il modo migliore di vivere, perché sarai sicura di non sbagliare mai.
Il mio desiderio è di guarire e lo seguirò fino a quando non l’avrò raggiunto.
Elisewin



È arrivato un nuovo ospite. È un uomo e dice di chiamarsi Adams.
Padre Pluche ha come paura di lui: dice che i suoi occhi danno i brividi, perché sono occhi di un animale in caccia.
Io non so cosa pensare, so solo che secondo me lui non è un dottore, come crede Padre Pluche. Per me lui è un marinaio: i suoi occhi hanno dentro il mare. Anche se forse hanno visto cose che non dimenticherà mai.
Dice di essere qui in questa locanda perché sta aspettando, non so che cosa, mi ha chiesto di non chiederglielo.
Me l’ha chiesto in un modo stranissimo: sembrava essere entrato nella mia testa.
Elisewin



Ho paura.
È da qualche ora che continuo a pensare alla stessa cosa.
Ho paura.
Morirò, ne son sicura. Morirò quando mi faranno entrare nel mare.
Padre Pluche dice che mi sbaglio, ma forse lo dice solo per tranquillizzarmi. Forse anche lui sa che non ce la farò.
Quando gli ho chiesto come fa ad essere tanto sicuro che non mi succederà nulla di male, lui mi ha risposto che lo sapeva e basta, perché l’aveva sognato.
Forse si stava solo prendendo gioco di me, ma sembrava serio mentre mi parlava di Ditz, il bambino che tutte le notti entra in camera sua e gli chiede cosa vuole sognare.
All’inizio anche lui non ci credeva e la prima volta ha risposto che voleva sognare la contessa Varmeer che faceva il bagno, così, tanto per scherzare, dice lui.
E la notte ha sognato proprio ciò che aveva desiderato: esattamente la contessa Varmeer.
Così la sera dopo ha chiesto di poter sognare me quando sarò grande. Ha detto che mi ha vista, che ero viva, viva sul serio. Non ha voluto aggiungere altro.
Mi chiedo se sia vero. Sia la faccenda di quel bambino (chissà perché io non l’ho mai visto in giro?), sia la faccenda di me viva. Sarebbe una cosa fantastica.
Proprio per questo non so se crederci o meno. È troppo strano.
Elisewin


È stata una notte stranissima, eppure… mi ha cambiato la vita. Anzi, dovrei dire che me l’ha ridata.
È così, sono viva.
E tutto grazie a questa notte, iniziata come tante altre, con un cielo terso e il mare in burrasca…
Ieri, a differenza del solito, siamo rimasti tutti insieme nella grande stanza del camino, nonostante la cena fosse finita da tempo. Forse eravamo preoccupati per la tempesta che, si capiva, sarebbe sopraggiunta molto presto; forse avevamo un po’ tutti paura e cercavamo conforto nella presenza degli altri.
I più agitati erano i bambini. C’erano tutti: Dood, che viveva sul davanzale della finestra dello scrittore; Ditz, che regalava i sogni a Padre Pluche; Dol, che vedeva le navi per Plasson. E poi Dira e perfino la bellissima bambina che dormiva con Ann Deverià, ma che nessuno aveva mai visto.
I loro occhi luminosi scrutavano le nuvole, il mare, il buio.
Lì, con lo sguardo perso nel nulla, il naso schiacciato contro i vetri e il respiro che appannava la visuale, sembravano come ipnotizzati, vittime di qualche strano incantesimo.
È stata Dira a rompere per prima quella attesa: senza dire una parola è uscita dalla stanza correndo e gli altri bambini l’hanno seguita, come se si fossero messi d’accordo.
Sono tornati indietro dopo qualche minuto, con un paio di lanterne ciascuno. Hanno iniziato a distribuirle a noi altri con una frenesia inspiegabilmente gioiosa.
Eravamo disorientati: la porta si era spalancata, avevamo ognuno una lanterna accesa in mano e nessuno spiegava nulla. Loro correvano e gridavano, cercando di sovrastare il frastuono del mare agitato. Ci ordinarono di seguirli e, senza nemmeno aver controllato se avevamo capito, uscirono di corsa dalla porta, buttandosi a capofitto in quel turbinio di vento e gocce d’acqua.
Noi li seguimmo, anche se con qualche esitazione.
Ci ritrovammo immersi in un frastuono incredibile, sballottati da un vento incessante e confusi dal veloce susseguirsi di quegli inspiegabili eventi.
Correvamo, anche se non capivamo dove stavamo andando, anche se i bambini si rifiutavano di spiegarci, anche se non vi trovavamo motivazioni logiche.
Ma ad un certo punto io mi sono fermata.
Una voce, la sua voce, mi stava chiamando; ancora una volta mi era entrata nella testa, dolcemente, con rispetto.
Ad un tratto capii quello che dovevo fare e dove dovevo andare.
È una sensazione stupenda il riuscire, finalmente, a distinguere con limpida chiarezza il sentiero del destino, la propria strada.
Non avevo mai provato una sensazione simile.
Ritornai sui miei passi e, una volta arrivata alla locanda Almayer, mi richiusi alle spalle la porta da cui non molto tempo prima ero uscita con gli altri.
Mi voltai e lui era lì, immobile e con lo sguardo fisso su di me.
Adams.
Con cura feci quei pochi passi che mi separavano da lui e presi il suo volto fra le mie mani.
Ero sicura che non mi avrebbe fatto del male.
Lo baciai e andammo oltre.
È incredibile come in quella notte le nostre vite, così diverse, riuscirono a fondersi, fino a formare un tutt’uno indistinto.
Io, che del mondo nulla avevo visto, divenni testimone di infiniti avvenimenti e altrettanti segreti.
Tutte le storie che fino ad allora lui aveva conservato dentro di sé, confluirono dal suo corpo al mio, semplicemente attraverso il contatto dei nostri corpi.
Cercò di parlarmi, ma io non volevo ascoltarlo. Sapevo già tutto, non avevo bisogno di ulteriori spiegazioni.
Il mare, il naufragio, la sua amata, il desiderio di vendetta… chissà come è riuscito a tenersi dentro tutto questo.
È arrivato il momento, lo so.
Non mi interessa quello che vuole fare, voglio solo essere abbastanza lontana per non sentire quell’urlo.
Lui ormai ha deciso da tempo e non ha intenzione di tirarsi indietro.
Ho provato a convincerlo del fatto che, se solo lo volesse, lui potrebbe salvarsi. Ma è convinto che non sarà mai più salvo dopo quello che ha visto.
Ma diventare un assassino non servirà a nulla, come a nulla servirà quel sangue e quel dolore.
Non mi vuole ascoltare, lui.
Non mi resta che andarmene da qui.
Domani partirò.
Addio… Thomas.
E grazie.
Elisewin

martedì 26 aprile 2011

oggi + Oceano Mare

Oggi bella giornata.. :)
Ho fatto tutto con comodo (forse troppo), son stata con Zenzerello, ho sistemato un po’ (così papà non si lamenta!) e sì, purtroppo ho dovuto fare anche qualche compito! -.-‘’ domani ricomincia la scuola.
Ma il pomeriggio l’ho passato insieme a S. e P., entrambe stupende! :)
È stato proprio bello e anche rilassante!
E, per la prima volta dopo mesi e mesi, mi sono anche truccata!

Meno male che ci sono stati questi giorni di vacanza!

Be’.. vi posto quel poco che sono riuscita a fare di compito.. ^^
La prof di italiano ci ha chiesto di riassumere dal punto di vista di uno dei personaggi uno dei libri che lei ci aveva consigliato. Io ho letto Oceano Mare e ho scelto di raccontare mettendomi nei panni di Elisewin (16 anni).
Spero lo legga in particolare Aisling, perché so che lei ha letto il libro e quindi mi può dire se secondo lei ho raccontato tutto.. ^^
È solo un pezzo perché… non l’ho ancora finito!! o.O
Spero si capisca..



Le mie colline, le mie dolci colline, dove sono finite?
Ho passato quattro interi giorni a fissarle dalla carrozza, ad osservarle farsi sempre più piccole.
Non ho smesso un secondo, eppure… devo essermi persa qualcosa.
Non ci sono più.
Ora, ovunque io rivolga il mio sguardo, si succedono solo verdi distese, intervallate da campi colorati di fiori sconosciuti. Sono certa di non averli mai visti nei parchi del mio palazzo.
Questi sono sicuramente più forti; lo devono essere per riuscire a vivere in questo paesaggio di sole linee rette!
Tutto è perfettamente e spaventosamente dritto, non c’è traccia delle rassicuranti curve regolari delle mie colline.
È lì che sono nata… è lì che sono morta. Non posso pensare di rinascere lontano dalla loro familiarità, dalla loro protezione.
Chissà se le rivedrò, un giorno.
Ma potrebbe succedere di tutto nel mare. L’ho capito dall’abbraccio di mio padre e dal modo in cui mi ha detto addio. Un’unica piccola parola che può porre fine a qualsiasi cosa.
Ma, nonostante ciò, voglio provarci.
Voglio sconfiggere questa malattia che così silenziosamente si è impossessata di me e non mi dà tregua.
Sono anni che mi tormenta, sono anni che, inutilmente, vedo dottori su dottori che non ci capiscono niente e non vi trovano cura.
Ero solo una bambina quando tutto è iniziato: stavo giocando tranquilla quando, ad un certo punto, passò davanti alla mia finestra una tortorella, spaventata dalla nenia di un mendicante di passaggio.
Non so spiegare cosa sia successo: un attimo prima ero lì, nella mia stanza, e l’attimo dopo non c’ero più, ero sparita, inghiottita da un terrore bianco, non saprei come altro definirlo.
Credevano che crescendo tutto si sarebbe aggiustato, ma con gli anni non è cambiato nulla.
È un po’ come sentirsi morire, o meglio… sparire.
Sembra che gli occhi mi scivolino via dalla faccia e le mani diventano come le mani di un altro. È come se non fossi più nel mio corpo perché non riesco a comandare niente. Tutto fa quel che vuole, solo il cuore fa il suo dovere: batte all’impazzata e non mi lascia in pace.
Insomma, me ne sto per andare e l’unica cosa da fare è aggrapparsi a qualsiasi cosa e tenere duro, perché so che poi tutto passerà. Cerco di farmi piccola piccola e mi rifugio in un pensiero, uno qualsiasi.
Non sempre, però, è così semplice: molto spesso non ci sono pensieri a cui aggrapparsi, ci sono solo sensazioni, una febbre infernale e nella gola un sapore di morte.
È terribile.
Alle volte basta un colore, una forma, persino la faccia di un uomo e… puff, scompaio.
Gli altri lo sanno e ogni volta che sono con me parlano e si muovono piano, come se fossi qualcosa di immensamente fragile, come se avessero paura di dire e fare una cosa di troppo e quindi mi potessero rompere in una miriade di piccoli pezzi.
Mi vogliono proteggere da tutto, ma non capiscono che loro non possono fare niente.
Vivo (ma è giusto dire così?) sotto una campana di vetro, rivestita da tappeti bianchi, affinchè né suoni né colori mi possano far male. Vivo circondata da paesaggi fittizi, pensati e creati appositamente per me: la mia stanza è un mondo di seta, dove il tramonto brilla sulle tranquille acque di un lago che riposa in una terra clemente e lussureggiante, dove i pochi uomini raffigurati volano lontano e non possono ferire.
Ma loro sbagliano, io non vivo, non ho mai vissuto.
Eppure io la voglio, la vita, farò di tutto pur di raggiungerla. La avrò, anche a costo di impazzire.
L’ho già persa una volta, non me la lascerò sfuggire ancora.
Elisewin



Eccoci arrivati.
Finalmente a terra.
Mai avrei pensato fosse uno spettacolo tanto sconvolgente. Non trovo nemmeno le parole per descrivere tanto splendore, tanta infinita immensità.
Il mare. Che meraviglia.
Non riesco a crederci, sono arrivata, sono proprio qua, non sono sparita, non questa volta. Ed il merito è solo di mio padre, che mi ha fatto raggiungere il mare nel modo più dolce in assoluto: trasportata dalla lenta corrente di un fiume.
Sono giunta fino a qui su Adel, un due alberi che conosce piuttosto bene l’Oceano.
È stato un viaggio molto tranquillo e, mentre il vascello scivolava verso la nostra meta, io mi sono potuta abituare ai progressivi mutamenti degli odori, dei colori e dei suoni.
Non sarei riuscita a sopportare tutto ciò in un’unica volta: tutte queste novità mi avrebbero travolta e trascinata via, nel nulla.
Ma siamo qua, io e Padre Pluche: il mare davanti ai nostri occhi attoniti, un lungo fiume alle spalle e, finalmente, la terra sotto i piedi.
Non sarei qui se non fosse stato per Padre Pluche. È stato lui a convincere mio padre, il barone di Carewall, a dare ascolto a quello strano dottore che afferma di potermi guarire non con Dio, bensì con il mare.
Quell’uomo ha detto (l’ho sentito mentre parlava con mio padre) che è possibile che io ne muoia, ma è anche molto improbabile.
Non so se sia una cosa positiva, ma comunque non mi interessa: a me non importa nulla di morire, è vivere che voglio.
E se sarà il mare a guarirmi, ben venga.
Ora devo andare, è già sera e ci aspetta ancora un breve viaggio in carrozza per raggiungere la locanda Almayer.

Chissà se, ad un certo punto, il mare finisce?

Elisewin

domenica 24 aprile 2011

Pasqua..






Auguri a tutti voi da me e il mio Zenzero!!


giovedì 21 aprile 2011



Procedo, ma onestamente non so dove sto andando.

giovedì 7 aprile 2011

Un po’ giù.. spero mi passi…

A volte capita di voler sparire, semplicemente, no?



“Quella dei sogni è una balla colossale. Lo sapevo. L’ho sempre saputo. Perché poi arriva il dolore e niente ha più senso. Perché tu costruisci, costruisci, costruisci e poi all’improvviso qualcuno o qualcosa spazza via tutto. Allora a che serve?”


“Io i piedi li tengo per terra e il sogno lo calpesto. Il Sognatore dice che i desideri hanno a che fare con le stelle: de più sidera, che vuol dire “stelle” in latino. Tutte balle! L’unico modo per vedere le stelle non è desiderare, ma farsi male.”


“Se lui è onnipotente e onnitutto perché mi ha fatto questo? Perché mi ha voluto far soffrire e fa soffrire altri come me che non fanno niente di male? Altro che figlio prediletto. Io Dio proprio non lo capisco. Ma che razza di Dio sei, se c’è il male?”


“A volte nella vita ti viene voglia di fare qualcosa di talmente clamoroso che gli altri non ti possano più ignorare: essere sotto gli occhi e sulla bocca di tutti. Soprattutto in quei momenti in cui ti senti solo e vuoi sputare in faccia agli altri la tua solitudine.”

[“Bianca come il latte, rossa come il sangue” Alessandro D’Avenia]

Domani vado alla Scuola della Pace.. bene. Almeno mi distraggo un po’..

Un saluto e buonanotte

martedì 5 aprile 2011

Primavera-Nuoto-Scuola della Pace!!


Avete visto???
È arrivata la primavera! Mi piace tutto questo verde e i colori dei fiori!
Per me la primavera inizia quando sbocciano i nostri tulipani e, come vedete, sono sbocciati!

Quando ho fatto la foto ce ne erano solo 3, ma ora saranno una decina, se non di più. :)

Fra un po’ tocca al pesco (ne ha fatti pochissimi fino ad adesso), alle rose e poi ai gigli.. :)


Sono stanca…
Ma nel senso buono; non nel senso che sono stufa.

Sono appena tornata da un’ora e mezza di nuoto.. :) Stancante e imbarazzante (non mi piace stare in costume!), ma sono stata bene.
A parte che, come al solito, ho fatto la mia figuraccia.. -.-‘
È che sono talmente abituata a nuotare stando a lungo in apnea (lo trovo rilassante) che non me ne accorgo nemmeno più.. è stata una tipa a ricordarmi che era vietato.. uff

Così io ed E. ci siamo messe a fare le vasche.. lei si stancava subito e molto spesso io le facevo da sola, ma mi andava bene comunque. ^^
Solo che se facevo le vasche di seguito senza fermarmi, già alla seconda iniziavano a tremarmi le braccia.
E pensare che da piccolina ne facevo 10 una dopo l’altra!


Poi venerdì alla Scuola della Pace è andato tutto benissimo! È stato bello!
M. ci ha trattate benissimo e poi è una persona così solare e affettuosa!! :) ci ha spiegato tutto con pazienza ed era sempre disponibile.

Una bimba di 5 anni di colore (S.) mi si è affezionata un sacco! È uscita dall’asilo (siamo andati a prenderli a scuola) tutta imbronciata e allora me la sono presa vicino e le ho chiesto un po’ cosa avesse. Lei all’inizio era un po’ restia, ma poi mi ha detto che voleva il gelato e tutti ce l’avevano tranne lei.. e poi si è messa a piangere, ma mi ha infilato la sua manina nella mia e questo gesto mi ha colpita.. non so perché..
glielo avrei pagato volentieri io il gelato, ma M. mi ha detto che non era giusto perché anche qualche altro bimbo non ce l’aveva e non potevamo pagarlo a tutti.. e poi comunque avrebbero fatto merenda poco più tardi.. e allora a convincerla che non potevamo perché non c’erano i soldi, ma lei mi rispondeva che nemmeno gli altri avevano i soldi e quindi non bisognava pagarlo.. ci ho messo un sacco a farle capire che avevano pagato i loro genitori! Per il resto della giornata mi è rimasta letteralmente incollata, sempre con la manina nella mia e, quando poteva, anche in braccio (per sua somma gioia).. ^^ Mentre gli altri facevano i compiti noi abbiamo fatto qualche lettera dell’alfabeto, ma a lei quello che più importava erano i disegni! :)

Poi quando doveva andare via si è messa a piangere, ma non ho capito per cosa.. so solo che non mi ha voluta salutare (ma io le ho stampato un bacione lo stesso!) e quando le ho detto “dai, ci vediamo la prossima volta, ok?” lei mi ha risposto di no.. e quando le ho chiesto “ah, non vuoi che venga?” lei mi ha risposto con un no lacrimoso.. cucciola..
Venerdì ci vado ancora! ^^

Ho dovuto dire a papà che è per lo stage (cosa non poi così falsa), perché altrimenti non me l’avrebbe fatto fare.
Ma a me aiuta. a distrarmi, a stare lontana da casa, a farmi sentire un po’ meno inutile.. Quindi non voglio che mi impedisca di farlo.

Vi saluto, per ora. Anche Zenzero.

È incredibile, se volete farvi una corsa, portate un coniglio in giardino e cercate di prenderlo… è un’impresa!!!
Zenzero ogni volta ci fa disperare e l’altro giorno eravamo in tre e ci abbiamo impiegato quasi mezz’ora per riportarlo in casa!
Ieri invece da me si è fatto avvicinare, sono riuscita addirittura ad accarezzarlo!! Che peste!!
Però è tanto carino, no?

giovedì 31 marzo 2011

Scuola della Pace

Vado a fare volontariato domani!!! :) Cioè.. non so se è proprio volontariato, ma insieme ad una mia amica andiamo alla Scuola della Pace.. Le scuole della pace, questo è il nome dei nostri centri, completamente gratuiti, si qualificano come un ambito familiare che sostiene il bambino o l'adolescente nell'inserimento scolastico; che aiuta la famiglia nel suo compito, proponendo un modello educativo aperto agli altri, solidale verso i più sfortunati, capace di superare barriere e discriminazioni. Le attività di una scuola della pace si svolgono generalmente più volte la settimana. Visite, gite, feste, escursioni e vacanze estive fanno parte integrante delle attività delle scuole della pace.” E ci sono bimbi delle elementari che hanno bisogno di essere aiutati a fare i compiti e a studiare, ma non hanno le possibilità economiche per avere “ripetizioni”, o semplicemente ci si mette a giocare, li si tiene impegnati fino alle 7, perché molti genitori lavorano fino a tardi e non si può lasciare dei bimbi così piccoli a casa da soli! Sono contenta perché, oltre al fatto che mi piacciono molto i bimbi delle elementari, posso dare una mano a chi ha bisogno.. e per me è importante. Anche perché voglio dimostrare a me stessa una cosa.. Cioè.. qualche giorno fa la prof di italiano ha detto una frase che mi ha fatto stare male.. ha detto che secondo lei le persone che dicono “non mi piace la mia vita, per questo mi dedico a quella degli altri e mi fa piacere aiutare chi ha bisogno e far star bene le persone” (una roba del genere) secondo lei sono dei falsi e non capiscono niente. Perché secondo lei chi è infelice renderà infelice anche chi gli sta intorno, per cui non potrà MAI fare del bene o aiutare. La cosa mi ha spiazzato perché.. be’, diciamo che io non sono poi così felice (emh..), però sono sempre andata avanti pensando (e sperando) di riuscire prima o poi a fare qualcosa di buono per gli altri.. per me è importante, molto. E spero di dimostrare che non è vero, che anche io posso essere utile e aiutare! Se veramente non riuscissi a fare ciò… onestamente non so come farei. Cioè.. non saprei come andare avanti.. E da qui non c’è niente di più naturale che fermarsi un momento a pensare che le piccole cose sono quelle più vere e restano dentro di te.. e ti fanno sentire il calore ed è quella la sola ragione per guardare in avanti e capire che in fondo dicono quel che sei. È bello sognare di vivere meglio, è giusto tentare di farlo sul serio. Per non consumare nemmeno un secondo e sentire che anche io sono parte del mondo. [“E da qui” Nek] p.s. scusate se è tutto attaccato, ma... non so perchè ma non mi fa sistemare!! -.-'' non capisco!! appena posso cambio.. ^^

venerdì 25 marzo 2011

Nuoto!


Ho preso (quasi) una decisione.
Voglio ricominciare a nuotare.

Mi manca un sacco!
In questi ultimi anni ne sentivo, diciamo, nostalgia, ma ho sempre visto troppi impedimenti, complicazioni, ostacoli. Ma ora… ho capito che questi ostacoli non sono poi così insormontabili, se davvero mi interessa ricominciare.

Ho sempre amato nuotare: ho iniziato a 2-3 anni (mio padre era assistente bagnante) e ho finito all’inizio delle medie. Ho dovuto smettere perché non c’era nessuno che mi poteva accompagnare e poi dovevo stare a casa a badare a mia sorella, visto che eravamo praticamente sempre sole.
Mi è dispiaciuto non fare più nuoto, ma ormai le giornate erano piene, anche volendo non riuscivo a farci stare anche quello.
Poi a partire dall’anno scorso la mia psicologa ha cominciato a propormi di “ritagliarmi” un po’ di tempo solo per me dedicandomi o al nuoto, oppure ad un corso di scrittura creativa. Quest’ultima proposta l’ho scartata subito: ok, mi piace scrivere, ma mi imbarazzerebbe un sacco una cosa del genere. Mentre per il nuoto… l’ho già detto, mi sembrava una cosa troppo difficile da realizzare.

Ma circa una settimana fa una mia amica mi ha detto che andava a fare nuoto libero con sua madre e… non so, mi è presa una voglia immensa di nuotare!
Lei mi ha fatto capire che quelli che vedo come ostacoli si possono risolvere più facilmente di quanto io creda.
Così ho trovato un’amica che farebbe nuoto con me, orari abbastanza buoni e persino il passaggio! E la situazione si è fatta un bel po’ meno complicata del previsto.
Ora mancano solo poche cose da sistemare, tra cui trovare un costume che mi faccia sentire almeno un po’ più a mio agio.. e ho visto che come lo vorrei io c’è, basta solo cercarlo!

Se sul serio mi decidessi a fare nuoto regolarmente, penso che ne ricaverei parecchi benefici.
Innanzitutto mi aiuterebbe a rilassarmi un po’, a scaricare un po’ la tensione di queste giornate così pesanti; poi mi aiuterebbe a stancarmi nel modo “giusto”, e magari riuscirei a dormire un po’ di più…
Senza contare che mi potrebbe aiutare a sentirmi un po’ meno in colpa…

La mia paura più che altro è di non riuscire a reggerlo fisicamente: sono terribilmente stanca, quindi mi è difficile sopportare sforzi prolungati. Ma ciò, appunto, potrebbe facilitare il miglioramento del sonno, perciò la cosa si risolverebbe. [autoconvinzione]


Be’, vi farò sapere se comincerò o meno.
Ora vi lascio, che coccolo un po’ quella peste di Zenzero!
Un abbraccio




p.s. ho preso 10- nella versione di latino!! :)

giovedì 17 marzo 2011

Salto - Tema

Ciao.. scusate la mia prolungata assenza, ma ho finito le ore di internet e fino a sabato non ho quelle nuove.. devo organizzarmi meglio.. comunque oggi sono riuscita a fare un salto..
Non potrò stare a lungo, perciò non riesco a fare un giro dai vostri blog, mi dispiace..
Ci tenevo a farvi sapere il motivo della mia assenza..

Comunque.. in attesa di poter nuovamente tornare, vi lascio questo mio tema..
Non è granché, ma tenendo conto che ci ho messo solo 3 ore (io ci metto una vita a scrivere i temi!! ^^) e nemmeno l’ho riletto, direi che sono abbastanza soddisfatta..



Questa è la traccia che ci ha dato lei e che noi avremmo dovuto continuare. È tratta da “Il filo dell’orizzonte” di A. Tabucchi..


Ha stampato l’intera fotografia, lasciando accesso l’ingranditore per qualche secondo in più del necessario perché la foto era troppo esposta. […]
È la veranda di una modesta casa di sobborgo, gli scalini sono di pietra, avvolto all’architrave cresce un rampicante stento che ha aperto campanule chiare; dev’essere estate: la luce si indovina abbagliante e i fotografati vestono abiti leggeri. Il volto dell’uomo ha un’espressione sorpresa, e insieme indolente. Indossa una camicia bianca con le maniche arrotolate, siede dietro a un tavolino di marmo a cui è appoggiato un giornale piegato a metà. […]
La madre sta sbucando sulla soglia, è appena entrata nella fotografia e non se n’è neppure accorta. Ha un piccolo grembiule a fiori, il volto magro. È ancora giovane, ma la sua gioventù sembra trascorsa.
I due bambini sono seduti su uno scalino, ma discosti, estranei l’uno all’altro. […]
Il ragazzo porta i sandali e i pantaloni corti. Ha i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il mento appoggiato alle mani. […
] Guarda davanti a sé, ma i suoi occhi sono persi oltre l’obiettivo, come se stesse seguendo in aria un’apparizione, un evento ignoto agli altri fotografati. […]
C’è qualcosa di inquietante in quella placida istantanea di estranei: qualcosa che pare sottrarsi alla sua decifrazione: un segnale nascosto, un elemento apparentemente insignificante e che pure indovina fondamentale.
Poi si avvicina attratta da un particolare. Attraverso il vetro della caraffa, ondulate per effetto dell’acqua, le lettere del giornale piegato a metà che l’uomo tiene davanti dicono Sur. Sente di emozionarsi e si dice: l’Argentina, siamo in Argentina, perché mi emoziono? Cosa c’entra l’Argentina?
Ma ora sa cosa stanno fissando gli occhi del ragazzo. Alle spalle del fotografo, immersa nel verde, c’è una villa padronale rosa e bianca.
Il ragazzo fissa una finestra con le persiane chiuse, perché quella persiana si è aperta, e…



… da lì un uomo li scruta con sguardo torvo.
Il ragazzo non capisce perché, dopotutto quel signore è appena arrivato e loro non hanno fatto nulla per meritarsi il suo astio.


Quante volte aveva preso in mano quella foto?
Quante volte aveva pensato a quegli estranei, che poi così estranei non erano?
Quella foto era tutto ciò che le rimaneva della sua famiglia, quella vera.
Ed eccola lì, quella tonda sporgenza nel ventre di sua madre. Quella era lei, qualche mese prima che quel pazzo sconvolgesse la loro vita.
Tomaso aveva visto giusto, il nuovo vicino aveva qualcosa che non andava; ma si sa, i bambini in questi casi non vengono mai ascoltati.
Tomaso… quel nome le sembrava così familiare, eppure era troppo piccola per averlo mai pronunciato.
L’aveva sentito per la prima volta quel giorno in cui i suoi genitori, o quelli che reputava tali, le avevano detto, con sguardi che non riusciva a decifrare, che dovevano parlarle di una cosa importante.
Si erano seduti sul divano e sua madre, non senza qualche esitazione, le aveva poggiato sulle gambe una piccola scatola di latta.
Ricorda che per un attimo aveva avuto paura di aprirla e di scoprire cosa contenesse: non doveva essere nulla di buono, a giudicare dal timore mal celato che leggeva negli occhi della madre.
Nessuno parlava.
Non riusciva a sopportare quel pesante silenzio che si era creato e, con la testa bassa e le dita che seguivano i contorni di quella scatola fredda, si trovò a desiderare che tutto finisse il prima possibile, così da poter ritornare alle solite cose di sempre.
Ma la frase che venne dopo le fece capire che, terminata quella chiacchierata, nulla sarebbe più stato come prima: qualcosa (chissà cosa) sarebbe cambiato.
“Raquel, io e tua madre abbiamo pensato che sei abbastanza grande per essere messa al corrente di certe cose…”
Ecco, lo sapeva.
Quando gli adulti, in particolare i genitori, ti considerano “abbastanza grande”, significa che quello che seguirà non sarà per niente piacevole.
“Apri la scatola”.
Con mani tremanti Raquel fece quello che le era stato detto e ispezionò il contenuto: qualche vecchio ritaglio di giornale, una collana identica a quella che portava al collo e una foto, quella foto.
“È la tua famiglia. Noi non siamo i tuoi genitori, Raquel. Sei stata adottata.”
Incredula Raquel scrutò prima la foto e poi i ritagli di giornale.
“Pazzo omicida”, “Incendio doloso a…”, “Unica sopravvissuta”…
Questo recitavano a caratteri cubitali i titoli degli articoli.
“Io… sono l’unica sopravvissuta?” sussurrò con gli occhi pieni di lacrime.
“Sì, tu eri con me quel giorno” rispose Consuelo, la donna che lei da sempre aveva considerato sua madre.
Le raccontarono di come il nuovo vicino di casa fosse invadente, di come prestasse attenzione ad ogni loro movimento, di come infastidisse sua madre.
Tomaso era sospettoso e aveva l’impressione che quell’uomo passasse gran parte del suo tempo a spiarli, ma i genitori pensavano fosse soltanto un modo escogitato dal ragazzo per attirare la loro attenzione che, in quel periodo, era concentrata sulla nuova arrivata, Raquel.
Per quanto riguarda Micaela, la sorellina, non gli credeva: pensava che il fratello si stesse solo prendendo gioco di lei e che si divertisse a farla impaurire.
Ma non era solo una fantasia di Tomaso, quell’uomo era veramente pericoloso.
Raquel in quell’istante rivive tutto come se fosse stata presente, come se ciò che sa non gli fosse solo stato raccontato.
La foto che stringe tra le mani la porta nuovamente a quel giorno, l’ultimo.

Domenica sera.
Sua mamma in veranda che la culla cercando di farle prendere sonno.
Quell’uomo che, avanzando furtivo, le coglie entrambe di sorpresa.
Lei che piange.
La madre che, infastidita dalle avances del vicino, gli risponde in modo scortese prima di rientrare in casa.
Lui, con quei suoi occhi folli pieni di rabbia, che se ne torna indietro borbottando cose incomprensibili.

Lunedì mattina.
Il padre è malato e lei deve essere portata dal pediatra; ma i bambini devono prepararsi per la scuola e la madre non può lasciarli soli.
Chiama così la sua amica Consuelo e le chiede se può accompagnare la bimba a fare la vaccinazione.
Consuelo accetta e nel giro di qualche minuto è già sotto casa.
E così lei se ne va, lasciando il padre a letto, i fratelli in bagno e la madre a sistemare la cameretta…
Lasciando il vicino di casa con in mano un fiammifero e ai piedi una tanica di benzina vuota.


Scusate la lunghezza di questo post.. ora vi saluto e anche Zenzero.. ^^
(ma quando smette di piovere???)

lunedì 7 marzo 2011

Riposo

Ciao..
Quattro giorni a casa, sono contenta di potermi un po’ riposare! Per modo di dire, ovviamente. La notte continuo a svegliarmi un sacco di volte e faccio incubi..
A livello fisico sono stanchissima, ma stare con Zenzero mi rilassa.
Mi piace vederlo correre, saltare e mettere a posto le cose.. sì, perché se c’è qualcosa che non gli va bene lo sposta con le zampette o lo lancia dopo averlo preso in bocca.. ^^
Addirittura stira le pieghe con le zampette! ^^
Ordinato il tipino!!

Ieri eravamo a casa da soli perché papà e L. erano fuori alla festa di carnevale (io non avevo voglia di uscire).. stavo studiando storia (più o meno) e mi sono portata Zenzero sul letto.. ha girato un po’ e poi è andato sotto le coperte a esplorare un po’ tutto.. ad un certo punto si è sdraiato di fianco a me e io (con sommo piacere) ho messo da parte il libro di storia e l’ho coccolato un po’..
Si fida di noi, a parte di mia sorella, e la cosa mi rende contenta. :)

Oggi, per esempio si era sdraiato per terra e papà gli è passato accanto con la scopa, ma lui non si è nemmeno mosso! È strano, perché sdraiato si sente più vulnerabile, ma è rimasto giù, senza degnare la scopa del minimo sguardo!!

Il mio bel Zenzerello! Quanto ha migliorato le cose, non avrei mai pensato.. :)

Per il resto non ho nessun’altra novità.. a parte che il bel sole di ieri è già sparito.. uff



per ora vi saluto..